USA day 6 – Death Valley

“GOOOOD NEWS!!!” interdette dal boato che alle sette del mattino la signora dai grandi occhi a palla ci offre con la sua voce acuta, cerchiamo di capire di quali buone nuove ci stia parlando, ma non sa risponderci, semplicemente – dice – le sembrava un buon modo per farci iniziare la giornata. Grazie al cielo, abbiamo passato una bella nottata nell’accogliente lodge, quindi ci riprendiamo abbastanza velocemente dal particolare “buongiorno”.

USA day 6  Death Valley - Caterina Salomone
Iniziamo da Beatty

Beatty è una graziosa cittadina, meta per molti viaggiatori che la usano come tappa strategica per le escursioni nella Death Valley. Attorno a noi diverse pendici montuose abbracciano la vallata e, piene di entusiasmo per la giornata che ci attende, facciamo una prima tappa a Rhyolite. Questo villaggio abbandonato di minatori, che scopriamo essere stato anche set di alcuni film (quasi totalmente sconosciuti), non ci lascia un gran segno nel cuore, pur essendo descritta come una meta da visitare assolutamente all’interno della Valle della Morte.

In effetti, in diverse occasioni durante il viaggio, abbiamo potuto constatare la passione di guide ed uffici turistici nel pubblicizzare alcune località come siti storici imperdibili. E riuscendoci davvero in maniera egregia. Così i turisti, incuriositi da tanto ardore, si ritrovano ad osservare un muretto – simbolo di una “famosa” battaglia – oppure la casa usata come scenografia per il film dei Flinstones.

Insomma, bisogna ammettere che se la cavano proprio bene! E questo mi porta nuovamente a riflettere sulla nostra gestione del turismo, paragonando inevitabilmente le due realtà. Dovremo sapere prendere spunto da chi riesce a mettere in risalto così bene un patrimonio con 530 anni di storia per valorizzare al meglio il nostro passato storico e artistico molto più datato e complesso.

Rimanendo comunque inebriate dal panorama desertico, ci avventuriamo ancora più in profondità in questa valle senza apparenti forme di vita, tanto arida e calda riesce ancora ad essere a fine ottobre. Finché delle tinte del tutto innaturali in un luogo come questo ci appaiono. Incuriosite da un cartello, deviamo dalla strada principale, scoprendo Artists drive. Facciamo un giro immerse nei colori di un’immensa tavolozza: non c’è foto che riesca a rendere al meglio il giallo, il lilla, ma soprattutto il turchese che in alcuni punti avvolgono le rocce e fanno da padrone allo scenario che ci si presenta.

Badwater Basin
Caterina Salomone USA day 6 Death Valley - Badwater Basin

Ancora entusiaste da questo inaspettato fuori programma, ci orientiamo verso la nostra prima vera meta della giornata: Badwater Basin che con i suoi più di ottanta metri sotto il livello del mare è denominato anche il “punto più basso del Nordamerica”.

Pur non essendocela calcolata proprio bene (ma questa volta non potevamo incolpare il signor Walmart) – arrivando alle 13.00 in uno dei punti più caldi della Death Valley – riusciamo a non farci piegare dal clima rovente e ci inoltriamo su un tappeto di sale apparentemente senza fine.

Caterina Salomone USA day 6 Death Valley

Sperimentiamo le diverse sensazioni che ogni passo ci offre: i piedi affondano in questo manto dall’apparenza compatta, ma che cede dolcemente alla pressione del nostro peso. Il movimento crea un suono ovattato ma tutto inizia a scricchiolare, quasi stessimo camminando su qualche superficie innevata in un gelido inverno.

Durante l’escursione, nella quale ci sembra di non riuscire a raggiungere l’ipotetica fine di questo suolo niveo in mezzo ai caldi colori della terra attorno, iniziamo a sentirci un po’ imbambolate, per il caldo torrido che fa da padrone.

Zabriskie Point

Raggiungiamo uno dei punti più famosi per nome e bellezza.

Caterina Salomone USA day 6 Death Valley  - Zabriskie point

Zabriskie Point e la morbidezza della roccia.

Lo sguardo si perde tra le onde di quello che era un antico lago, gli occhi si rifiutano di posarsi altrove, percorrendo le linee di quelle che sembrano delle dune di sabbia disegnate dal vento. Non ci aspettavamo un panorama così e ci dispiace tanto non poterci fermare per scoprire ogni anfratto di questo luogo magico.

USA day 6 Death Valley Caterina Salomone - Zabriskie point
Area 51

Proseguiamo quindi il nostro tour, ma questa volta verso la civiltà. Per fortuna il cambio di contesto è stato graduale perché, a seguito di tanto silenzio e quiete, acclimatarsi era d’obbligo. Incappiamo senza minimamente aspettarcelo, nella famosa Area 51, sbattendoci letteralmente davanti.

Il luogo è surreale, nel mezzo del nulla sorgono una tavola calda color verde acido, un distributore di benzina ed un negozio di fuochi d’artificio… il tutto circondato da una rete che espone chiaramente un divieto ad oltrepassarla. La mente cavalca l’onda del mistero attorno a questa famosa zona ed ammetto che entrambe, per qualche momento, abbiamo puntato il nostro sguardo sul deserto dietro l’intreccio di fili metallici, sperando magari di veder apparire qualcosa di insolito.

Caterina Salomone USA day 6  Death Valley - Area 51
Las Vegas

Proseguendo, lentamente diverse abitazioni e piccole cittadine iniziano a farsi più presenti nel panorama attorno ed un numero sempre maggiore di abitacoli, inizia a circondarci. Finché all’improvviso, scavalcando un semplice dosso, un’immensa vallata ci si apre davanti e all’orizzonte ci appare lei: l’estesissima Las Vegas.

In un attimo, ci ritroviamo catapultate dentro alle immagini viste da sempre sul grande schermo, dove i caratteristici Casinò fanno da sfondo. Il sole sta tramontando e abbiamo tutto il tempo per goderci lo spettacolo delle luci della città che iniziano a prendere il sopravvento, dando sempre più forma alla capitale del divertimento che tutti ci possiamo immaginare.

Rimaniamo incastrate in un traffico inumano in una delle nostre affezionatissime Highway, comprendendo cosa significhi raggiungere il centro di questo agglomerato urbano nel bel mezzo del weekend, con davvero molta fatica giungiamo finalmente nel nostro nuovo nido per la notte. Stanche per la giornata lunga e piena – e in particolar modo sfibrate dall’incredibile caos dell’eccentrica megalopoli – al momento l’unica delle intenzioni è quella di scaraventarsi nel lettone della stanza tranquilla e fresca. Ma fortunatamente il luminoso sorriso del receptionist George e l’enorme lattina di birra che l’Ellis Island Hotel ci offre come benvenuto ci fa riprendere e ritroviamo lo sprint giusto per non perdere l’occasione di viverci una Vegas by night

Testo e foto di Caterina Salomone

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