Europe’s Third Renaissance, the Second Scientific Revolution, and the Twentieth Century
Peter Watson ci ricorda che la Gemania è anche il paese che ha dato alla luce grandi figure della cultura e della scienza.
Ricordo un aneddoto raccontatomi da un nipote che, recatosi presso una pizzeria con la compagna tedesca, sentì il pizzaiolo riferirle che gli sarebbe piaciuto visitare la Germania, cominciando da Auschwitz.
A parte la mancanza “di tatto” dell’imprudente pizzaiolo ed il fatto che il nefasto campo di concentramento si trova a una sessantina di chilometri da Cracovia, nei pressi di Oświęcim e dunque in Polonia, è indicativo di come il primo pensiero che sorge dalla coscienza quando pensiamo al paese germanico, è rivolto al funesto dodicennio nazista e dalla sua “incarnazione” del male, che è stata meglio riassunta dall’americano Mike Godwin nella sua legge delle analogie naziste.
Questa afferma che: “Man mano che qualsiasi discussione online si allunga, la probabilità di un paragone che coinvolge i nazisti o Hitler si avvicina al 100%”.
L’argomento è irrilevante, ma qualcuno prima o poi caratterizzerà il punto di vista di qualcun altro con un riferimento ai nazisti, o reductio ad Hitlerum.

Peter Watson, German Genius: Europe’s Third Renaissance, the Second Scientific Revolution, and the Twentieth Century (Perennial, 2011), 964 pp.
Un libro per andare oltre la storia dei dodici anni che sconvolsero il mondo. Un libro per ricordarci che la Gemania è anche il paese che ha dato alla luce grandi figure della cultura e della scienza.
… Kandinsky and Marc confirmed that what they were trying to do, as abstract painting was born, was to give “impressions of an inner nature,” “immaterial sensations.”
According to Erica Carter there was a “post-1968 interiority brought about by the changes induced in that year of revolution, changes that were more psychological in Germany than they were elsewhe Martin Walser, in the words of Jan-Werner Müller, epitomized a “German form of interiority,” the opposition of the “authentic private self and an untainted Innerlichkeit versus a superficial, even hypocritical public sphere, when he famously claimed that “poetry and inwardness” provided escape routes from the “inauthentic world of opinions,” which usually led to a form of self-righteousness, part of the “entertainment industry.”
Psycho analysis, Expressionism in painting and film, the very concept of allienation in all its guises, the inward journey of the heroes in that uniquely German form of the novel, the Bildungsroman, the very dichotomy of “heroes versus traders,” all these emphasize the inwardness of the German, the German way of life, and the traditional German set of values.
Per fare questo Watson attinge da sorgenti profonde mostrandoci che la Germania come idea ha anticipato di molto uno stato tutto tedesco. Il protestantesimo tedesco, una elevata alfabetizzazione, università ben organizzate e una cittadinanza ebraica consacrata all’alta cultura tedesca ebbero tutte il loro peso. Un libro che semmai ci porrà nuovi interrogativi sul “genio tedesco”.
Sull’autore: Peter Frank Patrick Watson (nato il 23 aprile 1943), è uno storico intellettuale ed ex giornalista britannico, ora forse più noto per il suo lavoro nella storia delle idee. Il suo lavoro giornalistico include indagini dettagliate sulle case d’asta e sul mercato internazionale delle antichità rubate. Watson ha frequentato la Cheltenham Grammar School. Si è laureato in Psicologia a Durham nel 1964. Successivamente ha guadagnato una borsa di studio per un diploma in musica alla Sapienza e poi ha completato un dottorato all’Università di Londra.
Testo e foto di MAFA