Trans Europa Express

Un libro di Paolo Rumiz che fa viaggiare con la testa, voglia di muovere i piedi e stringerlo al petto una volta finito.

Sì, queste sono esattamente le sensazioni che ho sentito leggendo Trans Europa Express. Non è il primo libro che leggo di Paolo Rumiz, ma è quello che mi ha fatto viaggiare di più, con la testa e con il cuore.

Attraverso Trans Europa Express ho rivissuto il mio viaggio in Russia e nei Baltici e poi sono andata oltre, giù giù lungo il confine verticale dell’Europa fin dove Rumiz mi ha portata.

Trans Europa Express
Un libro di Paolo Rumiz che fa viaggiare con la testa, voglia di muovere i piedi e stringerlo al petto una volta finito. Foto e recensione di Chiara Mancinelli.

Paolo Rumiz, Trans Europa Express (6ª edizione, Feltrinelli 2020)

Il viaggio che si propone lo scrittore, giornalista e viaggiatore, è proprio questo. Quando la Slovenia entra in nello spazio Schengen, la frontiera che la separa da Trieste viene improvvisamente a mancare. Non si trattava solo di una frontiera tra due paesi, ma tra Europa occidentale ed orientale. Rumiz sente quindi la necessità di cercare e di percorrere la nuova frontiera ed inizia un viaggio verticale da Kirkenes, in Norvegia, fino a Istanbul. L’itinerario non è nelle mappe, tant’è che l’autore le elabora per conto suo.

Paolo Rumiz, Trans Europa Express (p. 20)

La guida sono i piedi, gli incontri, i percorsi dei treni che serpeggiano tra un paese e l’altro. Il viaggio è riempirsi gli occhi con i paesaggi – i laghi, le foreste, gli alberi che cambiano a seconda del clima -, con i tratti delle persone che si vedono, i racconti di quelle che si incontrano.

Dopo questo viaggio, Rumiz scrive: “Macché Est! Questo dove mi trovo è il Centro. La pancia, l’anima del continente”.

È un viaggio ricco della ricchezza dei piccoli gesti (un pesce donato come buon auspicio, un invito a mangiare da chi ha poco). È un viaggio non solo tra gli stati, ma tra le regioni e i popoli che vi abitano e che non appartengono necessariamente a quegli stati. È un viaggio nella storia e nella geografia dell’Europa e delle sue genti che fa capire quanto poco sappiamo degli altri e della terra che ci circonda. E, quindi, quanto poco sappiamo anche di noi stessi.

Dovremmo leggerlo questo libro: viaggiare rende più umani.

Sull’autore: Paolo Rumiz (Trieste, 1947) è giornalista, scrittore e viaggiatore. È stato corrispondente in Croazia e Bosnia negli anni Novanta e in Afghanistan nel 2001. Molti dei suoi libri sono reportage dei viaggi realizzati in Italia e nel mondo. Alcuni tra i suoi titoli: A piedi, Appia, Il filo infinito o Il veliero sul tetto. Appunti per una clausura. Sarà protagonista dell’edizione del festival Dedica di quest’anno (Pordenone, 16-23 ottobre 2021) e dell’incontro con Björn Larsson all’interno di Barcolana. Un mare di racconti (Trieste, 9 ottobre 2021).

Foto e testo di Chiara Mancinelli

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