Jack London: Il vagabondo delle stelle

Un bellissimo titolo per un autore che non è solo Il richiamo della foresta o Zanna bianca.

Facendo un giro in libreria, Il vagabondo delle stelle mi aveva colpito per il suo bellissimo titolo incorniciato dalla copertina che riprende La notte stellata di Vincent Van Gogh. Avevo sempre associato Jack London ai famosi Il richiamo della foresta e Zanna bianca e, leggendo l’argomento, Il vagabondo delle stelle mi colpì ulteriormente: mi fece capire quanto poco sapevo di questo autore.

Il vagabondo delle stelle di Jack London (Saggio introduttivo e traduzione a cura di Maddalena Gerini. Rusconi libri, 2018).
Un bellissimo titolo per un autore che non è solo Il richiamo della foresta o Zanna bianca. Recensione e foto di Chiara Mancinelli.

Jack London, Il vagabondo delle stelle. Saggio introduttivo e traduzione a cura di Maddalena Gerini. Rusconi libri (2018).

Quanto a me, agli inizi del mio linguaggio, in età così tenera che ancora facevo rumori per esprimere la fame e il sonno, eppure perfino allora sapevo di essere stato un vagabondo delle stelle.

In questo suo ultimo romanzo, Jack London racconta la storia di Darrel Standing, un professore di agronomia incarcerato a San Quintino perché colpevole di omicidio. Accusato falsamente di aver nascosto della dinamite all’interno del penitenziario, Standing viene costretto all’isolamento e a lunghe sessioni di camicia di forza. Potrà superare l’indicibile dolore solo grazie all’aiuto di un compagno che gli insegnerà come far morire poco a poco il proprio corpo ed iniziare un viaggio dell’anima. Standing riuscirà ad andare oltre e a rivivere le sue vite passate.

Queste storie diventano racconti dentro il racconto che ci fanno vagabondare da un estremo all’altro della storia, da un capo all’altro del mondo.

L’ammaestramento è l’unica differenza morale fra l’uomo di oggi e l’uomo di diecimila anni fa. Sotto la sottile scorza di moralità che si è fatto levigare addosso, è lo stesso selvaggio che era diecimila anni fa. La moralità è un fondo sociale, un accrescimento attraverso le epoche dolorose.

Un romanzo che è tante cose insieme: una forte denuncia delle carceri americane, della pena di morte, delle condizioni dei prigionieri e di una morale sociale falsa perché ipocrita. Diversi i riferimenti spirituali, religiosi e filosofici. Il lettore è esortato a riflettere, ma è anche travolto da un’avventura continua.

In poche parole, Il vagabondo delle stelle è una bellissima lettura.

Chiudo qui. Posso soltanto ripetermi. Non c’è morte. La vita è spirito e lo spirito non può morire.

Sull’autore: Jack London (nato John Griffith Chaney London, 1876-1916) è stato scrittore, giornalista e drammaturgo. Ma anche strillone di giornali, pescatore clandestino di ostriche, cacciatore di foche o corrispondente di guerra. La sua fu una vita travagliata e, anche una volta ottenuto il riconoscimento letterario, si intervallarono periodi di alti e bassi economici. Autore di oltre cinquanta scritti, alcuni tra i suoi titoli sono: Il richiamo della foresta, Il lupo di mare, Zanna bianca, Il tallone di ferro, Martin eden o La strada. Ne Il popolo dell’abisso descrive e denuncia le condizioni della classe proletaria che viveva nell’East End di Londra. Lo stesso London aveva vissuto un periodo nel quartiere e ne aveva documentato la vita attraverso numerose fotografie. Il suo corpo venne rinvenuto il 22 novembre 1916. Morì probabilmente a causa di una overdose di antidolorifici. Aveva 40 anni ma aveva vissuto molte vite.

Testo e foto Chiara Mancinelli

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