In occasione della giornata internazionale dello Yoga del 21 giugno, parliamo di letture e di pratica con Caterina Salomone
Caterina, oltre a scrivere su Volat racconti di viaggio, pratica e studia Yoga per diventare insegnate professionale. Il 21 giugno ricorre proprio la giornata internazionale dedicata a questa pratica.
Su proposta del primo ministro indiano, Narendra Modi, e coincidendo con il solstizio d’estate, l’ONU ha istituito la giornata a partire dal 2015.
“Yoga is an invaluable gift of India’s ancient tradition. It embodies unity of mind and body; thought and action; restraint and fulfillment; harmony between man and nature; a holistic approach to health and well-being. It is not about exercise but to discover the sense of oneness with yourself, the world and the nature. By changing our lifestyle and creating consciousness, it can help in well being. Let us work towards adopting an International Yoga Day”.
Per l’occasione, parliamo con Caterina di Yoga e di come questa disciplina abbia influenzato moltissimi autori.
Caterina, come hai scoperto lo Yoga e come ti sei avvicinata a questa disciplina?
A pensarci ora, mi viene da sorridere… Ero giovane, avrò avuto ventidue anni e nella palestra che al tempo frequentavo – facevo un corso di g.a.g. – la stessa insegnate che durante il giorno saltava su e giù da una pedana, alla sera rallentava i suoi ritmi ed organizzava delle lezioni di Yoga.
Incuriosita volli provare, ma con davvero scarso successo! Questo cane, così scomodo! Questi allungamenti impossibili… Feci due, guarda, forse arrivai a tre lezioni, ed abbandonai completamente il tutto. Evidentemente non era ancora il momento.
Negli anni, poi, mi cimentai in diverse discipline atletiche, ma solo sul volgere dei trent’anni, qualcosa scattò dentro di me. Così iniziai ad avvicinarmi nuovamente, in modo da poter capire meglio di cosa si trattasse questo Yoga. Inizialmente un’amica mi indirizzò su dei video e ricordo le castronaggini che mettevo in atto, provando a seguire le lezioni della ragazza che svolgeva con tanta scioltezza e facilità āsana che ai tempi mi sembravano impossibili.

Lo Yoga ha cambiato la tua vita? In che modo?
Assolutamente sì, lo Yoga ha cambiato completamente la mia vita. Da subito ho iniziato a sentire un qualcosa che mi riempiva, un piccolo ma costante movimento interiore che quotidianamente rendeva più fluide le mie giornate ed i miei pensieri.
Non sapevo dare un nome a quello che mi stava capitando, ma qualcosa si stava muovendo e di giorno in giorno instaurava in me un cambiamento. Capisco solo ora che da lì iniziò il mio percorso di consapevolezza.
Lo Yoga è spesso presente nei libri come sinonimo di percorso di autoconsapevolezza e di cura (penso ad esempio al recente Yoga di Emmanuel Carrère o a Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani). Cosa ne pensi?
Condivido questo pensiero, in quanto lo Yoga è una pratica che ti induce ad essere presente, focalizzato e di conseguenza più consapevole. È una pratica che giorno per giorno, ti mette davanti a quello che sei, facendoti scoprire tutto di te: le tue abilità intrinseche e forse fino a quel momento nascoste, il modo in cui affronti e gestisci la vita, i tuoi blocchi e i tuoi limiti…
Solo imparando a conoscerci, potremmo realmente iniziare ad accettarci per quello che siamo, avendo così la possibilità di crescere attraverso un percorso che ci rende sempre più consapevoli. Il corpo è forse uno degli strumenti più preziosi che abbiamo: grazie a lui abbiamo la possibilità di fare esperienza mettendo in atto tutto questo.

Soffermiamoci un momento su Yoga e scrittori. Probabilmente il titolo più emblematico in questo binomio è Siddharta di Hermann Hesse.
Siddharta fu pubblicato nel 1922 e fu considerato dallo stesso Hesse un poema indiano. Il testo unisce lirica ed epica, narrazione e meditazione e si ispira liberamente alla biografia di Buddha, Siddharta Gautama. Il Siddharta di Hesse non è però quello storico, che compare come personaggio secondario con il nome di Gotama, ma un personaggio di fantasia che rappresenta un Buddha potenziale. Il libro ebbe successo soprattutto sulla scia del Nobel vinto da Hesse nel 1946 e durante gli anni Sessanta e Settanta per l’interesse del mondo giovanile e artistico verso la cultura indiana.
Lo scrittore tedesco aveva letto gli insegnamenti della Bhagavad Gita, ritenuto il primo vero testo yoga.

Anche Ralph Waldo Emerson ed Henry David Thoreau, autore di Walden, conoscevano il testo: “Al mattino innaffiavo il mio intelletto nella filosofia stupenda e cosmogonica della Bhagavad Gita, a confronto, il nostro mondo moderno e la sua letteratura, sembra gracile e insignificante” (Thoreau).
Caterina, come possiamo fare dello Yoga una pratica sana e non una moda?
È difficile rispondere a questa domanda senza cadere nei classici clichè nostalgici e ridondanti (ride), ma quello che mi viene di dire è che nulla si ottiene tutto e subito. C’è davvero un tempo per ogni cosa che ci piaccia oppure no.
E la pratica dello Yoga non ne è da meno. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere di portare avanti una determinata situazione e in quale modo, possiamo scegliere di rimanere nello strato superficiale delle cose o cercare veramente di entrarvi ed approfondire.
Certo, può essere gratificante raggiungere certi tipi di obiettivi, ma dovremo tenere sempre a mente il nostro fine ultimo: per chi sto facendo tutto questo? Verso quale fine è indirizzata la mia azione? Per ognuno la risposta sarà differente ed è giusto che sia così, ma è solo consapevolizzandoci in quello che facciamo, che potremo mettere la giusta cura ed attenzione nelle cose che decidiamo di perseguire.


In ogni caso, la famosa scintilla che alcune persone descrivono, per me è davvero stato lo Yoga. Io sono riuscita a trovare quella luce che ti riempie le giornate, posso dedicare anima e corpo a una cosa in cui credo veramente. Auguro a tutti di poter trovare la scintilla (che non è detto sia per forza lo Yoga) che accenda e animi il loro fuoco interiore. Namastè.