
Matteo era solo. Si pulì le mani su una pezza a capo chino, le spalle un po’ incurvate dalla magrezza e dall’altezza. Tirò indietro la testa di colpo con un gesto che era proprio di quando aveva sul capo lunghi dreadlocks castani che gli ricadevano sul viso. Sorrise al ricordo e posò le mani sulla testa dove adesso crescevano gli abbozzi di riccioli ormai canuti.
Con quel sorriso ancora disegnato si avvicinò alla balaustra, si sedette e vi si appoggiò con il corpo infilando le gambe tra le barre di metallo. Tirò fuori dal taschino della tuta grigia una sigaretta e un accendino. Con le gambe penzoloni nel vuoto e il viso di tre quarti si accese la sigaretta. Diede un primo profondo sospiro e soffiò il fumo verso il cielo. La nuvola grigia si disperse a una velocità opposta a quella del suo sguardo. Se appena saliva sul tetto era solito guardare quello che c’era intorno in modo guardingo, quasi furtivo, adesso era il momento di dedicarci tutta la sua attenzione. Pian piano il suo sguardo si posava sui tetti di fronte e su quelli intorno.
La musica che usciva dal quarto piano, la lavatrice che riecheggiava un po’ più in là, i gorgheggi d’amore che si ripetevano nei pomeriggi estivi. La signora che stendeva, il bambino che si limitava a guardare fuori ammaliato dalle grida di altri bambini che giocavano chissà dove, le amiche che chiacchieravano in balcone. Le stoviglie che risuonavano preannunciando i pasti, gli strilli delle mamme contro le marachelle dei figli, l’acqua che irrigava le piante. La scopa che batteva la superficie polverosa del balcone, le mollette che cadevano nel vuoto con boati incredibili nonostante il loro peso. Osservava tutto con calma e un sorriso abbozzato partecipando a quella cosa comune che era la vita.
Era il suo modo di interagire con gli altri, di capirli, di trovare bellezza nell’esecuzione di gesti quotidiani a cui nessuno prestava attenzione. I due anziani sposi abbracciati che prendevano il sole in balcone con gli occhi socchiusi regalavano un istante di pace assoluta. La giovane immersa nello studio di un libro lasciava presagire per lei un futuro brillante. La voce stonata che intonava a pieni polmoni una canzone gli trasmetteva entusiasmo. Si nutriva di quei brevi istanti, di quelle immagini, di quei suoni portati dal vento che lo aiutavano a rilassarsi, a mantenere l’equilibrio. Ad essere felice insomma. Non ne abusava, al massimo il tempo di due sigarette fumate con calma, poi si rialzava, raccoglieva i mozziconi e se ne andava.
Testo di Chiara Mancinelli
Illustrazione di Jana Kalc
Gli uomini sui tetti fa parte dal libro di Chiara Mancinelli Il cacciatore di fari, illustrato da Jana Kalc ed edito da Robin edizioni.