
È agosto, ho 18 anni e sono in Grecia con il mio morosetto Pier e i miei amici Jana e Roby. Il viaggio è agli sgoccioli, abbiamo pochi soldi, così, quando ci dicono che troveremo posto solo sul traghetto del giorno dopo, decidiamo di dormire per strada, legati tra noi e i nostri zaini. Le ore che ci separano dalla nuova partenza passano lente. Ma siamo forti dei nostri 18 anni, del quarto di panino di tonno e del quarto con nutella, del sarcasmo di Roby e delle sigarette che ci sono rimaste. Si avvicina un clochard ed iniziamo una lunga chiacchierata usando tutte le lingue che conosciamo. Ci racconta di come ha conosciuto la sua donna, il suo grande amore, e di come sia stata uccisa una notte con il cielo come solo testimone. Piange. Anch’io mi commuovo. Intanto le sigarette si consumano una per una. Quando se ne va, vedo in lontananza una libreria che annuncia con un cartello ondeggiante l’acquisto di libri. Ci penso. Lo stomaco brontola e ho con me “La peste” di Camus. Ti guardo. Ti sto leggendo e mi stai piacendo un sacco. Doveva essere una di quelle letture obbligatore tra II e III liceo, ma di obbligatorio non c’è niente. Ricaccio con forza il pensiero e mi accendo una delle ultime sigarette del mio pacchetto. Non ti avranno Albert.
Testo e foto di Chiara Mancinelli