
Io ho sempre pensato che se mettessero lo zucchero sopra il dolore si soffrirebbe di meno e si guarirebbe prima, ma molto prima…
Ballando con Cecilia di Pino Roveredo (Bompiani, 2014)
Ballando con Cecilia è un giro di danza vorticoso, malinconico, leggero e poetico nel padiglione 1 dell’ex manicomio di San Giovanni. Pino Roveredo, oltre che scrittore, è operatore sociale ed è in questa veste che entra nello stanzone dell’ex manicomio dove passano le loro giornate l’anziana Cecilia e i suoi compagni. Il compito di leggere o di fare qualche attività insieme non sarà così scontato. Ognuna di queste persone è un mondo a sé, più o meno accessibile, solo a volte disposte a vedere l’altro, ad ascoltare, a capire magari adattando i fatti alla propria realtà. Cecilia, invece, ha eretto intorno a sé un muro impenetrabile. È una signora molto anziana, dai modi duri, che guarda fuori dalla finestra e non si relaziona con gli altri. L’autore ne è affascinato e cerca un contatto. Invano. Sarà solo grazie ad un suo gesto inaspettato, una mano tesa che offre cioccolata, che Cecilia si aprirà e racconterà di sé, di quando lavorava da giovane in pasticceria, dei tanti anni passati in manicomio che l’hanno estraniata dal mondo esterno portandola ad essere un mondo a parte. Una storia che fa riflettere l’autore e il lettore.
Sull’autore: Pino Roveredo (Trieste, 1954) ha esordito come scrittore nel 1996 con il libro Capriole in salita a cui sono seguiti numerosi romanzi (editi da Lint e Bompiani) e testi teatrali. Nel 2005 ha ricevuto il premio Campiello per Mandami a dire. Il vissuto personale – l’alcolismo, il carcere, il lavoro nel sociale – hanno marcato la sua scrittura, rendendola straordinariamente umana ed attenta ai problemi degli ultimi.
Testo e foto di Chiara Mancinelli