
Proprio accanto alla strada alcuni leoni immobili; un po’ oltre, un branco di elefanti; più oltre ancora, sulla linea dell’orizzonte, un ghepardo che sfreccia a grandi salti. Uno spettacolo incredibile, inaudito. Come assistere alla creazione dell’universo nel momento in cui già esistono cielo, terra, acqua, piante e animali selvatici, ma non ancora Adamo ed Eva.
Universale economica Feltrinelli, 2019 – edizione originale, 1998
Era da un po’ che avevo voglia di leggere qualcosa di Kapuściński ed era da un po’ che volevo saperne di più sull’Africa. Ebano non mi ha deluso. I capitoli che formano questo libro sono ambientati in anni diversi e in differenti aree di quel continente che l’autore descrive “troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa”.
Mosso da grande curiosità, arriva in Africa nel 1957 e vi torna nei successivi quarant’anni girandola in lungo e in largo. Evita gli itinerari ufficiali, i quartieri d’élite comodi e sicuri e preferisci muoversi su camion di fortuna, farsi ospitare dai contadini, dormire su pagliericci improvvisati. Perché quello che conta, quando si viaggia, non è spostarsi da un punto all’altro (di grande esempio il racconto della coppia di scozzesi conosciuti sul treno per Bamako), ma capire chi ci circonda e il contesto in cui abbiamo scelto di stare. Nel caso di questo giornalista viaggiatore, la curiosità di conoscere e la necessità di ricostruire i fatti lo portano più volte al filo della morte. Insieme a Kapuściński, il lettore atterra in Ghana, si sposta in Uganda, in Mali, vede il fiume Niger, va alla ricerca dei Tuareg, patisce la sete, teme per la propria vita nella fuga da Zanzibar. Con uno stile asciutto, doverosamente critico nei confronti del colonialismo, oggettivo nella spiegazione dei conflitti, intelligentemente aperto verso il confronto con gli altri, la cultura e le tradizioni altrui, Kapuściński arriva al lettore e lo fa riflettere. Insieme a Paolo Rumiz e a Tiziano Terzani, sarebbe da introdurre nel curriculum scolastico.
Sull’autore: Ryszard Kapuściński (Pins 1932 – Varsavia 2007) è stato un giornalista, scrittore e saggista. Dopo gli studi a Varsavia, nel 1981 lavora come corrispondente estero per l’agenzia di stampa polacca Pap inviando reportage da diversi paesi tra cui l’Africa, l’Iran e l’Urss. Definito “maestro” da Tiziano Terzani, Gabriel García Márquez e Luis Sepúlveda, i suoi testi sono stati tradotti e pubblicati varie lingue. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed onorificenze tra cui il Premio Principe de Asturias e la laurea honoris causa in traduzione e mediazione culturale per l’Università di Udine.
Testo e foto di Chiara Mancinelli